Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri ha incontrato la stampa a Palazzo Chigi |
L’atteso ultimatum arriva dopo venticinque minuti di preambolo, partito con il bilancio di un anno di governo e sfociato nell’ammissione di una tensione ormai insostenibile: «Non mi presto in nessun modo a vivacchiare o galleggiare. Se non ci sarà una chiara presa di responsabilità e comportamenti conseguenti, rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica». Al primo piano di Palazzo Chigi, in quella stessa Sala dei Galeoni in cui cinque anni fa l’allora premier Enrico Letta tentò un impossibile rilancio del suo governo il giorno prima che ne venisse decisa la fine, è ora il presidente del consiglio Giuseppe Conte a tentare qualcosa di simile, rivolgendosi ai due azionisti dell’esecutivo, il vicepremier Luigi Di Maio e ancora più nettamente il parigrado della Lega Matteo Salvini - decidano se vogliono andare avanti – mettendo sul piatto in caso contrario le dimissioni. «Chiedo una risposta chiara, inequivoca e anche rapida». E la rapidità non manca: Salvini affida a un post su Facebook il suo «la Lega c’è» senza troppa cortesia, mentre ancora il premier sta parlando; Di Maio poco dopo, sempre con un post: «Andiamo avanti con lealtà e coerenza».
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