Palazzo Chigi è ottimista: una settimana per sciogliere gli ultimi nodi
Roma
Raccontano a Palazzo che il giorno prima
di mettere nero su bianco le condizioni di Poste all’accordo con
Etihad, Francesco Caio ha varcato il portone di Piazza Colonna per
incontrare Matteo Renzi. Il premier lo ha accolto con calore, ascoltato
con attenzione, preso appunti, apprezzato il punto di vista di chi pensa
ai conti dell’azienda, poi lo ha congedato così: «Caro dottor Caio,
discuta quanto vuole, il governo non interverrà. Però mi aspetto che
alla fine un accordo lo troviate. Non vedo alternative». Per questo, a
dispetto degli eventi, il governo resta ottimista.Nelle ultime ore - complice un incontro del numero uno Elia con Maurizio Lupi - si è sparsa la voce di un coinvolgimento in extremis di Ferrovie, la quale dovrebbe sostituire Poste nell’azionariato della nuova compagnia. Ma si tratta di ipotesi che Lupi si premura di smentire: «Stupidaggini. Non c’è nessun piano B». Più dei problemi sindacali, l’ultimo vero ostacolo alle nozze fra Alitalia ed Etihad resta l’atteggiamento della società pubblica la quale, entrata l’anno scorso nell’azionariato su pressione del governo Letta, oggi si trova azionista di controllo e allo stesso tempo chiamata a rispondere di debiti accumulati da una gestione alla quale non ha partecipato.
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