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sabato 19 luglio 2014

Rottami, zaini e corpi fra i girasoli “I cadaveri cadevano giù dal cielo”

Ucraina, la strage nei cieli 

I separatisti blindano la zona: non siamo stati noi. Anche l’Osce sotto tiro

Insorti filorussi scortano Paul Gubarev, autoproclamato governatore della repubblica secessionista di Donetsk, fra i rottami del Boeing abbattuto
Lugansk
Notte fonda a Hrabove, Est Ucraina. I miliziani filorussi, fucile in spalla e torce in mano, al fianco di uomini della protezione civile locale, cercano ancora i cadaveri dei 298 passeggeri dell’MH17 tra i campi di mais, quando Alexander Borodai, «premier» separatista della autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, cittadino russo, arriva sulla scena dell’incidente con le sue guardie del corpo armate come Rambo. Alla cintola l’inseparabile Makarov, con lo sguardo sfuggente alle telecamere ripete la propria innocenza: «Il missile non era nostro, è stato un jet ucraino». Promette accesso agli esperti al relitto, ma rifiuta l’ipotesi di una tregua, per poi ripensarci dicendo sì alla proposta di Kiev di 4 giorni di stop alle armi. Reggerà?

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