Non era mai precipitata così in basso, l'Italia, nella classifica mondiale della libertà di stampa: il 73.mo posto la sbatte in coda ai paesi occidentali, facendola scivolare di ben 24 posti in un solo anno. Scivolano in giù anche gli Stati Uniti, che eppure hanno una solida storia di sensibilità nella difesa del giornalismo, e scendono al 49.mo posto, perdendone comunque tre, soprattutto a causa delle insistite pressioni della magistratura americana sul reporter del “New York Times” James Risen, perchè rivelasse la fonte delle sue informazioni (la disputa, poi, un paio di settimane fa, ma già in questo 2015, si è risolta con il riconoscimento del diritto alla segretezza). L'Italia però, e anche gli Usa, sono soltanto gli indicatori significativi d'un anno davvero disgraziato per la libertà di stampa in ogni paese del mondo, perchè – a scorrere velocemente la classifica di Reporters sans Frontières del 2014, confrontandola con il 2013 – i numeri denunciano un autentico disastro: non ce n'è quasi nessuno che si salvi, dei 180 paesi, soltanto la Francia tra le democrazie, che guadagna un posto, e sale il 38.mo, e poi altri pochi paesi di aree dove però l'ecosistema del pluralismo è assai rarefatto, la Costa d'Avorio, la Georgia, il Nepal, il Brasile.
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