Costretta a rapporti con 15 coetanei: «Se parli divulghiamo le foto»
Felpa azzurra con la scritta «#Rebel», pallone sotto braccio, 13 anni.
«A scuola ci hanno dato dei mafiosi», dice. Mafiosi? «Sì, perché non
abbiamo detto niente di Margherita (nome di fantasia, ndr). È vero,
siamo stati zitti, ma non sembrava un segreto. Tutti, nel quartiere,
conoscevamo questa storia. All’inizio, lei ci scherzava pure. Era andata
nel garage liberamente. Raccontava certi particolari alle amiche...
All’inizio, sembrava tutto ok. Lo giuro. Una cosa normale. Non avevamo
capito che le avevano fatto dei video e la stavano ricattando».
Torino, quartiere Falchera. Dopo questa scuola media, c’è una cornice di
palazzoni alti. E poi, campi, baracche agricole, l’autostrada per
Milano. Per sette mesi, «Margherita», anche lei 13 anni, è stata abusata
da un branco di ragazzini. «Una banda», dice quello con il pallone.
«Sono in quindici. Hanno i motorini, sentono l’hip-hop. Sono loro che mi
hanno raccontato...». Andavano in un garage abbandonato, riprendevano
con i telefonini. Giorno dopo giorno. Foto dopo foto. Non era più un
gioco, ammesso che lo fosse mai stato, ma un ricatto: «Se non fai quello
che vogliamo noi, mandiamo le foto a tua madre». Quelli del branco se
ne vantavano in giro. Gli altri ragazzini del quartiere sapevano. Tutti
commentavano e la storia andava avanti da settembre, totalmente ignorata
dal mondo degli adulti.
Però Margherita non ci voleva più andare nel garage. Stava male,
arrivava sempre più tardi a scuola, si ribellava. A un’amica aveva
detto: «Non mi lasciano in pace, non ce la faccio più, sto malissimo».
Litigate furiose in mezzo alle strade del quartiere, altre violenze
nel garage. Altri tentativi di scappare. Il senso ingiusto di vergogna
che la inchiodava. Dopo le feste di Natale, era convinta di essersi
finalmente liberata da quell’incubo. Ma il 20 gennaio sua madre,
tornando a casa dal lavoro, ha trovato una busta anonima nella buca
delle lettere. Dentro c’era una fotografia scioccante. Era la vendetta
del branco. È stato a quel punto che il mondo degli adulti ha capito.
Margherita ha raccontato ogni cosa, piangendo.
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