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sabato 25 maggio 2019

Altro che gretini: ecco le cinque bugie più clamorose dei negazionisti del cambiamento climatico

Dalla Groenlandia un tempo verde al mancato consenso unanime nella comunità scientifica fino alle emissioni di CO2 che non sarebbero così rilevanti. Ecco tutti i falsi miti dei negazionisti del climate change smontati uno per uno. Compreso il discorso del premio nobel Carlo Rubbia


Due cose sono sicure al mondo: il cambiamento climatico e la disinformazione di chi lo nega. E sulla seconda la scienza non ha dubbi. Per i negazionisti del climate change Greta Thunberg è una bambina manovrata come un burattino dai poteri forti e chi sciopera con lei per denunciare i rischi dell’intervento dell’uomo sull’ambiente è un “gretino”. Con uno stoicismo e un senso della realtà degno dei terrapiattisti minimizzano gli effetti più visibili negli ultimi anni. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari, le condizioni meteorologiche estreme, l’aumento della temperatura media mondiale? Fenomeni naturali passeggeri che si sono ripetuti già nel passato senza gravi danni. Un milione di specie di animali e piante rischia l’estinzione? Una esagerazione che la sinistra userebbe per far pagare più tasse ai cittadini di tutto il mondo, supponendo poteri di persuasione forse più ampi della realtà. Il più famoso negazionista è Donald Trump che ha definito il climate change una fake news e ha fatto uscire gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi Cop21 sul clima. Gli ultimi in ordine di arrivo sono i titolisti di Libero e il Tempo che il sei maggio nelle rispettive prime pagine hanno commentato la settimana di basse temperature e neve in tutta Italia con: «Riscaldamento climatico? Ma se fa freddo» oppure «Anche il tempo si è rotto di Greta», confondendo clima con meteo e non capendo forse che la neve a maggio è frutto degli sbalzi climatici dovuti proprio al riscaldamento del pianeta. 
Lo stesso Trump ha preso in giro chi denunciava l’aumento delle temperature con un tweet in cui commentava i meno 51 gradi in alcuni Stati del Midwest. Se nemmeno l'uomo più potente del mondo riesce a capire la differenza tra meteo e clima che speranze hanno gli scienziati di convincere tutti gli altri? Proviamo con una metafora universitaria: il meteo è il singolo voto preso dallo studente, il clima è la media dei voti nel tempo. Quindi un weekend di freddo e gelo non fa media. Senza contare che il 2018 è stato l'anno con gli inverni meno freddi di sempre.
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