Serve ancora tempo per capire i rapporti di forza nel Parlamento europeo che verrà. Ma alla chiusura delle urne un dato sembra chiaro a tutte le forze politiche progressiste, liberali e popolari: la questione ecologista non può più essere ignorata. Ed è balzata in cima all’agenda dei principali gruppi dell’Eurocamera, compresi quelli che potrebbero comporre la nuova maggioranza.
L’onda verde è anche il risultato dell’attivismo di Greta Thunberg, liceale svedese ed eroina degli ecologisti. I suoi “Venerdì per il futuro” hanno animato le piazze europee per mesi, portando alla ribalta l’emergenza climatica e i danni dell’inquinamento da CO2.
I partiti verdi crescono ovunque nei Paesi più industrializzati d’Europa, con un exploit in Germania che li porta sopra il 20%, catapultandoli al secondo posto nello scacchiere politico tedesco. Vanno forte anche in Francia, dove arrivano terzi con circa il 13% e in Regno Unito, dove sono accreditati nelle proiezioni poco sotto il 10%. I verdi italiani sono i grandi assenti di questa tornata, accreditati nei primi exit poll largamente al di sotto della soglia di sbarramento al 4%.
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