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venerdì 11 ottobre 2019

Neet, i dati allarmanti sui giovani italiani che non studiano e non cercano lavoro. L’Unicef: «Per aiutarli le istituzioni devono cambiare»- L’intervista

La crisi economica si unisce all’instabilità politica e al depotenziamento dell’istruzione. L’Unicef sta promuovendo dei progetti in Italia per permettere ai giovani di scoprire i loro talenti e ritrovare gli stimoli


Giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione: è questa la definizione di Neet, (l’acronimo è in inglese, Neither in Employment nor in Education or Training), un problema sociale che da anni affligge il nostro Paese.
In Italia sono oltre due milioni tra i 15 e i 19 anni, e la retorica dei giovani «pantofolai», «bamboccioni», «choosy» o addirittura «sfigati» non regge più. Davanti a numeri del genere, è necessario chiedersi quali siano le mancanze sociali e istituzionali che hanno permesso un tale depotenziamento delle giovani generazioni.
A dare una risposta ci hanno provato da Unicef Italia, che ha appena pubblicato un rapporto dal titolo Il silenzio dei Neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio – che mostra come l’Italia sia prima in Europa per numero di Neet.
Una risposta che sia prima di tutto pratica, e che si inserisce all’interno del progetto globale Generation Unlimited, che si pone come obiettivo quello di contribuire all’inserimento dei giovani di tutto il mondo in percorsi scolastici, formativi o lavorativi entro il 2030.
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Non studiano e non lavorano: Italia prima nell'Ue per numero di Neet
Non studiano e non lavorano: Italia prima nell'Ue per numero di Neet


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