Primo sì del Senato al “contrasto d’interesse”, il cittadino è invogliato a esigerli per poter avere le detrazioni
Roberto Giovannini
ROMA
Va avanti con qualche sorpresa l’esame parlamentare della delega
fiscale, che ieri ha avuto il via libera dalla Commissione Finanze del
Senato. Tra le novità quella forse più significativa è l’approvazione di
un emendamento presentato dal Pd che introduce il contrasto d’interesse
fra contribuenti. Per molti il contrasto d’interessi è la panacea risolutiva per limitare l’evasione fiscale. A parte pochi casi in cui la documentazione fiscale è necessaria per altre ragioni, oggi non c’è un vantaggio nel chiedere scontrino o ricevuta fiscale quando si paga un bene o un servizio. Soprattutto se il venditore propone uno sconto. Con il nuovo principio si cambia: gli scontrini diventano merce preziosa che, presentata allo Stato, si trasforma in sconti sulle tasse da pagare. A quel punto gli italiani, c’è da giurarci, diventeranno esattori inflessibili delle ricevute. Il sistema funziona già in molti paesi del mondo - ad esempio negli Usa -, dove i consumatori chiedono senza eccezioni le ricevute: grazie a quelle, infatti, hanno la possibilità di scaricare dalle tasse una parte delle spese regolarmente fatturate. Nello Stato di San Paolo, in Brasile, si è andati oltre: sugli scontrini fiscali c’è una specie di «gratta e vinci» che offre premi ai consumatori, finanziati con il maggior gettito Iva.
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