La Sanità è in codice rosso. Spesa delle Regioni fuori controllo
di Marlowe
La Sanità è in codice rosso. Ecco le
ragioni. E non sono solo di bilancio. Il costo di una siringa sterile
varia da 2 a 65 centesimi. Una protesi d'anca da 284 a 2.575 euro. I
pasti giornalieri di un paziente da 9,40 a 50 euro. Quelli di un
dipendente da 4,62 al quadruplo. Eppure l'intero paniere di beni e
servizi vale, da solo, oltre un terzo della spesa nazionale, la seconda
voce dietro ai costi del personale.
Perché Mario Monti punta l'indice sul sistema sanitario nazionale, dopo
aver sottoposto l'Italia ad un elettroshock di tasse, tagli e altri
sacrifici? Non pensiamo che il presidente del Consiglio, benché tecnico,
sia politicamente sprovveduto. Il timore che il tutto fosse da
collegarsi ad un buco di bilancio, circolata dopo le nuove stime al
ribasso del Pil, che secondo l'Ocse renderebbero necessaria una nuova
manovra nell'arco di due anni, è stato smentito dalla precisazione di
palazzo Chigi: il nostro sistema sanitario di tipo universale è e può
restare sostenibile, a condizione però che si arrivi a una sua profonda
riorganizzazione. Non poteva mancare la levata di scudi di Rosy Bindi:
«Non accetteremo un sistema di tipo assicurativo, proprio mentre negli
Usa Obama cerca di introdurre principi simili a quelli del welfare
europeo». Purtroppo per l'ex ministro della Salute e tra poco anche ex
presidente del Pd, Monti ha ragione. E vi spieghiamo perché. Il capo del
governo ha sul tavolo due documenti: uno della Ragioneria dello Stato,
l'altro della Direzione generale della programmazione sanitaria del
ministero della Salute. Quest'ultimo fotografa la situazione attuale:
«Nel 2011 - vi si legge - la spesa sanitaria complessiva è stata di 113
miliardi di euro, per la quasi totalità (112,2 miliardi) riferita alle
regioni».
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