Il reddito di cittadinanza: tanto se ne parla ma come sarà attuato? Ad entrare nei meandri del burocratese per ragionare su ciò che avverrà è l'Adapt, ovvero l'associazione (senza fini di lucro) fondata nel 2000 da Marco Biagi (il giuslavorista ucciso nel 2002 dalle Brigate Rosse) e collegata all'università di Modena-Reggio Emilia. Innanzi tutto, avverte l'Adapt, «Il reddito di cittadinanza sostituisce il reddito di inclusione» quindi non si tratta di una novità per l'ordinamento italiano, ma appunto la sostituzione e la modifica di un istituto già esistente, del quale ne recepisce innanzitutto gli obiettivi. Infatti, se il reddito di inclusione era definito «misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale», quello di cittadinanza è definito nella bozza del decreto legge una «misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale».
Perciò così come si è venuto concretizzando, dopo le trattative tra i due alleati di governo e tenuto conto dei richiami dell'Unione europea, il reddito di cittadinanza è passato da una prestazione assistenziale universale e incondizionata (come indicherebbe la dizione ed era stato proposto in una prima fase) a un sussidio sociale la cui erogazione è subordinata a diverse condizioni soggettive, dalla situazione di indigenza alla disponibilità ad accettare un lavoro.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento