Dal vice capo della Sala Soccorsi che dichiara che il 18 gennaio 2017 non sentì alcuna segnalazione su Rigopiano, alla funzionaria della prefettura che nega l'esistenza di brogliacci con le telefonate annotate (di cui lei stessa, in altro interrogatorio, aveva ammesso l'esistenza), al mistero dei brogliacci spariti
di FABIO TONACCI
Due anni dopo la strage, c'è anche chi arriva a negare di aver sentito le telefonate di soccorso provenienti dall'hotel Rigopiano. E chi, da indagato, si rimangia ciò che aveva detto. L'ultimo imbarazzante capitolo della storia giudiziaria dell'albergo che diventò, per colpa di una valanga, la tomba di 29 persone, è stato scritto ieri durante gli interrogatori dei pm di Pescara, che stanno cercando di capire se, dopo quel 18 gennaio del 2017, qualcuno abbia provato a depistare le indagini. L'indagine per depistaggioTerminata un mese e mezzo fa l'inchiesta "madre" (gli indagati che rischiano il processo sono 25, tra cui l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il presidente della provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l'amministratore del resort Bruno Di Tommaso, accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d'atti d'ufficio), i magistrati Massimiliano Serpi e Andrea Papalia si sono dedicati a un secondo filone d'inchiesta su un presunto tentativo di depistaggio da parte di Provolo e di sei funzionari della prefettura.Continua qui
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