Si temeva un avvitamento dell'economia nella recessione dopo due trimestri consecutivi di Pil sotto quota zero quest'anno e invece le stime che la Commissione europea pubblicherà domani dovrebbero certificare il segno più. Tuttavia l'indicazione potrebbe essere inferiore allo 0,2% previsto dal governo. Una crescita allo 0,2% del Pil veniva stimata da Bruxelles tre mesi fa e allora a Roma si diceva di credere pervicacemente a un +1%. Si temeva che gli impegni su deficit e debito pubblico dell'Italia si fondassero in buona parte sulla sabbia e questo timore è destinato a restare: invece di viaggiare verso il 2,04%, come concordato a dicembre dopo settimane di duro negoziato, il deficit/Pil in termini nominali potrebbe risultare più alto del 2,4% indicato dal governo. Con il rischio di un peggioramento del bilancio in termini strutturali (senza contare misure una tantum ed effetti del ciclo economico), mentre il governo si è impegnato a non migliorarlo né peggiorarlo.
MANCATO AGGIUSTAMENTO
In attesa di conferme, la cosa certa è che il quadro di riferimento per le decisioni che Bruxelles prenderà prossimamente tiene conto innanzitutto dei conti appena certificati dall'autorità statistica: il 2018 si è chiuso con un mancato aggiustamento strutturale pari a 0,3% del pil (5,3 miliardi) e un peggioramento del debito/Pil dal 131,4% al 132,2%. Che salirà, al 132,6% quest'anno. Questi sono gli obiettivi del governo: può darsi che le stime Ue siano peggiori. Ciò significa che, a prima vista, i conti italiani non tornano per cui in vista del 5 giugno, giorno in cui sono attese le valutazioni Ue, si riaccenderanno i fari sul caso Italia. Fari che resteranno accesi a lungo perché con ogni probabilità la vera battaglia sui conti italiani avverrà in autunno, quando il governo presenterà le scelte di bilancio per il 2020.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento