BOLOGNA - Il segreto è scovare in tempo i pazienti che hanno un "doppio danno" ai polmoni: il virus ha danneggiato sia i loro alveoli sia i capillari e il 60% degli ammalati ricoverato in terapia intensiva in queste condizioni muore. Ma se questa doppia ferita viene scoperta in tempo, attraverso due semplici esami, la diagnosi precoce e le cure dei medici possono salvare molte più vite: "un calo della mortalità fino al 50%". Questo dice un importante studio coordinato dal professor Marco Ranieri, direttore della Terapia intensiva al policlinico Sant'Orsola di Bologna, che ha coinvolto 301 pazienti di numerosi ospedali italiani e ha visto la collaborazione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del Cts. I risultati dello studio sono stati pubblicati su "Lancet Respiratory Medicine" (qui il link allo studio completo) lo scorso 27 agosto e aprono importanti scenari nella lotta al Covid-19.
Cos'è il "doppio danno"
Lo studio dimostra che il Covid può danneggiare entrambe le componenti del polmone: gli alveoli (che prendono l'ossigeno e cedono l'anidride carbonica) e i capillari (i vasi sanguigni dove avviene lo scambio tra anidride carbonica e ossigeno). Quando il virus danneggia soltanto una delle due parti, la mortalità è del 20%. Quando colpisce entrambe, schizza al 60%. Eppure, spiegano gli studiosi, l'identikit (il "fenotipo") dei pazienti col doppio danno è facilmente identificabile in tempo utile grazie alla misurazione di due parametri che dicono come funzionano i nostri polmoni.Caccia al fenotipo
"Questi risultati - spiegano dal Sant'Orsola - hanno importanti implicazioni sia per le cure attualmente disponibili che per i futuri studi su nuovi interventi terapeutici. Oggi il riconoscimento rapido del fenotipo col “doppio danno” consentirà una precisione diagnostica molto più elevata e un utilizzo delle terapie ancora più efficace, riservando a questi malati le misure terapeutiche più aggressive", e curando invece con la ventilazione non invasiva col casco e il ricovero in terapia sub-intensiva i pazienti con “danno singolo”. "Nel futuro questi risultati consentiranno di identificare rapidamente i pazienti in cui testare trattamenti sperimentali con anti-coagulanti per prevenire il danno ai capillari polmonari".Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento