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martedì 1 settembre 2020

"Così possiamo dimezzare le vittime di Covid in terapia intensiva": lo studio del Sant'Orsola di Bologna

Un team guidato da Marco Ranieri ha analizzato i danni che il virus provoca ai polmoni: una diagnosi precoce può ridurre la mortalità fino al 50%. La ricerca, pubblicata su Lancet, ha coinvolto 301 pazienti in Italia

BOLOGNA - Il segreto è scovare in tempo i pazienti che hanno un "doppio danno" ai polmoni: il virus ha danneggiato sia i loro alveoli sia i capillari e il 60% degli ammalati ricoverato in terapia intensiva in queste condizioni muore. Ma se questa doppia ferita viene scoperta in tempo, attraverso due semplici esami, la diagnosi precoce e le cure dei medici possono salvare molte più vite: "un calo della mortalità fino al 50%". Questo dice un importante studio coordinato dal professor Marco Ranieri, direttore della Terapia intensiva al policlinico Sant'Orsola di Bologna, che ha coinvolto 301 pazienti di numerosi ospedali italiani e ha visto la collaborazione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del Cts. I risultati dello studio sono stati pubblicati su "Lancet Respiratory Medicine" (qui il link allo studio completo) lo scorso 27 agosto e aprono importanti scenari nella lotta al Covid-19.

Cos'è il "doppio danno"

Lo studio dimostra che il Covid può danneggiare entrambe le componenti del polmone: gli alveoli (che prendono l'ossigeno e cedono l'anidride carbonica) e i capillari (i vasi sanguigni dove avviene lo scambio tra anidride carbonica e ossigeno). Quando il virus danneggia soltanto una delle due parti, la mortalità è del 20%. Quando colpisce entrambe, schizza al 60%. Eppure, spiegano gli studiosi, l'identikit (il "fenotipo") dei pazienti col doppio danno è facilmente identificabile in tempo utile grazie alla misurazione di due parametri che dicono come funzionano i nostri polmoni.

Caccia al fenotipo

"Questi risultati - spiegano dal Sant'Orsola - hanno importanti implicazioni sia per le cure attualmente disponibili che per i futuri studi su nuovi interventi terapeutici. Oggi il riconoscimento rapido del fenotipo col “doppio danno” consentirà una precisione diagnostica molto più elevata e un utilizzo delle terapie ancora più efficace, riservando a questi malati le misure terapeutiche più aggressive", e curando invece con la ventilazione non invasiva col casco e il ricovero in terapia sub-intensiva i pazienti con “danno singolo”.  "Nel futuro questi risultati consentiranno di identificare rapidamente i pazienti in cui testare trattamenti sperimentali con anti-coagulanti per prevenire il danno ai capillari polmonari".

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