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giovedì 21 febbraio 2019

“Ci fidavamo dei medici. Ora vogliamo la verità sulla morte di Giacinto”

Inchiesta sul neonato deceduto dopo la visita al Pronto soccorso a Torino

TORINO
Ora, al primo piano di quell’appartamento al civico 49 di via Feletto, rimane solo il dolore. E, in un angolo, c’è un passeggino vuoto. Fatna e Said l’avevano preso per Giacinto, ma il piccolo è morto prima di poterci salire, a soli venti giorni. In ospedale gli avevano diagnosticato una rinite, prima che le sue condizioni precipitassero. Invece era una broncopolmonite, che gli ha provocato un’insufficienza respiratoria. «Vogliamo giustizia» dicono, assistiti dall’avvocato Enzo Pellegrin. Su quanto è accaduto nei giorni scorsi, tra il 30 gennaio e il 2 febbraio, la procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per omicidio colposo.
Tre settimane
Fatna e Said chiedono risposte, vogliono trovare una spiegazione alla tragedia improvvisa che ha sconvolto la loro famiglia. Per salvare il loro figlio «sarebbero andati in capo al mondo» e ora che non c’è più vogliono capire il perché. Il bambino, di appena tre settimane, tossiva, sveniva, rifiutava il latte, vomitava. Visitato all’Ospedale Maria Vittoria, è stato dimesso con la diagnosi di una semplice infezione alle vie aree, curabile con «un po’ di aerosol, pasti frequenti e frazionati». Ma, tornato a casa, dopo 48 ore ha smesso di respirare. L’autopsia parla di broncopolmonite «ab ingestis», provocata da un virus entrato nei bronchi assieme a una piccola quantità di latte andato «di traverso». 
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