"Tutti sanno che la cooperativa è riconducibile alla famiglia dell'ex premier. C'era pure il cognato di Matteo". Il promemoria a Tiziano: "Per quel contratto devi intervenire sulla Guardia di Finanza di Genova"
di MARCO MENSURATI E FABIO TONACCII finanzieri da sempre le chiamano “bare”. Sono quelle società, o meglio ancora cooperative, fantasma su cui gli imprenditori più spregiudicati scaricano il costo dei lavoratori, le imposte previdenziali, le tasse e le multe.L’inchiesta della procura di Firenze, che ha portato ai domiciliari i genitori di Matteo Renzi, racconta vita, morte e acrobazie fiscali di almeno tre “bare”. La Delivery Service Italia, la Europe Service e la Marmodiv, che servivano alla Eventi 6 di Tiziano Renzi e Laura Bovoli per avere lavoratori senza dover versare loro i contributi.
Le cooperative
L’inchiesta parte da lontano, dal 2009, con la cooperativa Delivery Service Italia di cui Tiziano Renzi e Laura “Lalla” Bovoli, sono stati secondo i pm “amministratori di fatto” fino al 30 giugno 2010. In realtà la Delivery “è stata in regola solo per il primo anno di esercizio”. Nel 2010 è stata sommersa dai debiti. Nel 2011 ha chiuso. La Guardia di Finanza ha ricostruito due “evasioni contributive”, una di 287.131 euro per il 2010 e un’altra di 332.131. Risultano poi multe per violazioni della normativa sul lavoro, dovute “all’accertamento di lavoratori al nero”. Di fronte a una situazione tanto compromessa, la signora Bovoli spiegò in azienda la necessità di aprire un’altra cooperativa «per cercare di guadagnare qualcosa in più». L’episodio è tutto in una email di Lalla al marito. «L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito».
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