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domenica 24 febbraio 2019

I danni di Brexit al Regno Unito stanno cominciando a vedersi adesso

Le ipotesi di un disastro immediato dopo il referendum non si sono realizzate, scrive l'Economist, ma ora gli scricchiolii ci sono


Gli economisti, quasi tutti gli osservatori internazionali e le istituzioni finanziarie avevano previsto che dopo la vittoria di Brexit non solo la crescita economica del Regno Unito avrebbe rallentato, ma le conseguenze per il paese sarebbero state immediate e disastrose. Nel 2016 il governo britannico aveva diffuso un rapporto secondo cui l’uscita dall’Unione Europea avrebbe causato un danno economico profondo al Regno Unito, a prescindere dai termini dell’uscita e dalla futura relazione con l’Unione. Alle stesse conclusioni era arrivato anche un rapporto della Bank of England, la banca centrale: si prevedevano recessione, crollo del PIL e aumento della disoccupazione. Fortunatamente, però, ha scritto l’Economist, «l’impatto del voto per Brexit non è stato né “immediato” né “profondo”». L’economia, insomma, ha tenuto meglio del previsto. Le conseguenze stanno cominciando però a farsi sentire ora, a quasi tre anni di distanza dal voto, nel momento in cui Brexit sta realmente per accadere.
Nei giorni immediatamente successivi al referendum la sterlina aveva effettivamente perso il 10 per cento del suo valore, e l’indice britannico FTSE 250, che raduna l’andamento delle aziende britanniche quotate in borse tra la 101esima e la 350esima posizione per importanza, era calato del 14 per cento. Settimane e mesi dopo, però, i dati e le analisi non hanno confermato le previsioni più estreme. A suggerire un peggioramento della situazione sono invece gli ultimi dati, pubblicati lo scorso 11 febbraio: mostrano che nel quarto trimestre del 2018 la crescita del PIL del Regno Unito si è fermata allo 0,2 per cento e a dicembre, l’ultimo mese per il quale ci sono dati concreti, il PIL si è ridotto dello 0,4 per cento. Oltre al PIL sono in calo anche altri indicatori economici come la produzione manifatturiera, quella industriale e gli investimenti delle aziende. 
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