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mercoledì 17 luglio 2019

Von der Leyen presidente ma il Parlamento si spacca: via libera per 9 voti

Contro l’ex ministra tedesca molti franchi tiratori tra socialisti e popolari. No dei sovranisti. Decisivo l’appoggio del M5S e la svolta dei polacchi

La prima donna alla guida della Commissione 

STRASBURGO. Spirava un forte vento di ottimismo nella giornata di ieri all’Europarlamento di Strasburgo. Ma d’improvviso, alle 19.30, si è trasformato in una ventata gelida. Ursula von der Leyen ha superato il test dell’Aula. Diventerà la prima donna a presiedere la Commissione europea. A proclamazione avvenuta si è subito gettata tra le braccia di Federica Mogherini e ha promesso «un’Europa che lotti per il futuro». «Perdo un ministro, ma guadagno un’alleata» le ha detto da Berlino Angela Merkel. Eppure qualcosa è andato storto. E il clima di festa obbligata nasconde in realtà una forte preoccupazione: all’Europarlamento non c’è una maggioranza solida. «In democrazia la maggioranza è maggioranza» prova a vedere il bicchiere mezzo pieno la diretta interessata. Ma il rischio è che una maggioranza non ci sia proprio.
Von der Leyen è stata eletta con un margine molto risicato: solo 9 voti in più del quorum. Si è fermata a quota 383 e se il primo novembre ci sarà lei nell’ufficio di Jean-Claude Juncker è anche grazie ai 14 eurodeputati M5S e ai 26 conservatori polacchi (che avrebbero ottenuto garanzie sul portafoglio per il loro commissario). Si tratta di due partiti ufficialmente fuori dalla coalizione europeista uscita il 26 maggio dalle urne. Ci sono stati anche 22 astenuti e almeno una quarantina di defezioni ufficiali tra i socialisti (tra cui i tedeschi della Spd, i francesi e gli olandesi). Ma i conti comunque non tornano. Il che significa che nel segreto dell’urna il partito dei franchi tiratori si è rivelato molto più forte del previsto: almeno 40 voti in meno del previsto. E si tratta probabilmente di fuoco amico, proveniente principalmente dalle fila del Ppe. Anche perché Verdi e Sinistra avevano già annunciato la loro contrarietà.
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