Il leader dell'opposizione circondato dai sostenitori: "Ci porterà fuori da questo pantano", dicono. E lui: "I Fratelli sono un gruppo islamico conservatore ma non hanno niente a che vedere con l'estremismo. Quello che avete cominciato non si deve fermare
dal nostro inviato FABIO SCUTOIL CAIRO - Sembrava quasi imbarazzato l'altra sera quando finalmente ha fatto il suo ingresso in Piazza Tahrir, ha preso il megafono in mano mentre centinaia di manifestanti si accalcavano per ascoltare finalmente le sue parole, la sua voce. E Mohammed El Baradei non li ha delusi. "Siamo qui per farla finita con questo regime", ha detto subito il Premio Nobel per la Pace rompendo ogni indugio. Sembra lui l'uomo del "destino" per l'Egitto, sostenuto ormai da una coalizione che va dagli oppositori laici ai Fratelli Musulmani, passando per la nebulosa del popolo di Internet. Ma a dispetto del suo "nuovo ruolo" l'ex direttore dell'Aiea non si trova a suo agio con la stampa o la tv. Anzi distilla i suoi incontri con i giornalisti. Ieri, una giornata storica nella Terra dei Faroni, ha trascorso gran parte del tempo nella sua casa nella periferia residenziale del Cairo, discretamente guardata a vista da uno stretto circolo di sostenitori. Ha cercato di cucire insieme le anime di questo movimento, ha mandato segnali dentro l'Egitto e all'estero, perché non ha alle spalle un vero partito e questo è insieme la sua forza e la sua debolezza. "Sulle tv americane non smettono di dire che se Mubarak lascia il potere saranno i Fratelli Musulmani a prendere il potere, ma non è così il popolo si è unito per chiedere i suoi diritti, e lui ci potrà portare fuori da questo pantano", dice uno dei suoi collaboratori che preferisce essere chiamato solo per nome, Tamer.
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