Il modenese avrebbe utilizzato una sacca del suo sangue che conservava in frigo da 25 giorni. Da qui il malore per il conseguente blocco renale ed il ricovero d'urgenza. La Procura ha aperto un fascicolo
di EUGENIO CAPODACQUA
MODENA - Evidentemente non è bastata la squalifica, non sono bastati i buoni propositi del ritorno per un ciclismo diverso ("Vincerò il Giro e lo farò senza doping", aveva dichiarato lo scorso 11 gennaio), non è bastato aver tradito quella marea di tifosi che si era conquistato con imprese al Giro ed al Tour. Riccardo Riccò sembra proprio esserci ricascato. Il malore che ha colpito il corridore sabato scorso (il padre ha riferito di un blocco renale e di un edema polmonare) sarebbe stato generato da una autoemotrasfusione di sangue (vietatissima) che si era precedentemente prelevato e che conservava in frigorifero. Lo stesso Riccò, in stato di choc, lo avrebbe rivelato al medico di "aver fatto da solo una autotrasfusione di sangue che si era procurato e conservava nel frigo di casa da 25 giorni", preoccupato "per la cattiva conservazione del sangue che si era rimmesso". Così fosse, a parte le conseguenze del gesto sul fisico, il recidivo corridore sarebbe a rischio di radiazione. Il bollettino medico è atteso per le 17, ma intanto la Procura di Modena ha aperto un fascicolo conoscitivo della situazione.
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