di Claudio Santovito
Ciò che accadde al World Trade Center di Manhattan l’11 settembre 2001
nessuno potrà mai dimenticarlo. Il mondo rimase allibito ad assistere –
impotente – a quel massacro voluto da Al Qaeda e a constatare con quale
coraggio vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori e volontari misero a
repentaglio la propria vita nell’impresa disperata di prestare aiuto e
soccorso. “Mentre gli altri fuggivano, noi correvamo”: le lacrime di
Bill Spade, un vigile del fuoco che cercò di entrare nelle Torri,
sapendo che sarebbero crollate, sono molto profonde. Così come profondo è
il perdono che chiese alle vittime, quando correndo verso il WTC con il
camion, fu costretto a schiacciare braccia, gambe e organi umani sparsi
per la strada.
Dopo l’11 settembre, poi, l’America ha dimostrato una straordinaria
forza interiore nel rialzarsi e reagire. Per non dimenticare. Ogni
anniversario osserva un preciso rituale, molto intenso, organizzato
anche e soprattutto da alcuni superstiti dell’attentato terroristico.
Tra questi volontari, per anni, si è distinta Tania Head.
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