L'agenzia ritocca al ribasso da BBB a BBB- il giudizio sul debito
sovrano italiano. In mattinata il ministro Padoan aveva rivendicato: "E'
sostenibile, se l'inflazione fosse in equilibrio scenderebbe"
L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha declassato l’Italia. Il rating della Penisola scende da BBB a BBB-, un gradino sopra il livello “junk”, cioè spazzatura. “Il forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività,
non è compatibile con un rating BBB secondo i nostri criteri”, spiegano
gli analisti. La decisione riflette la revisione al rialzo della stima
sul debito pubblico, che a fine 2017 è visto in salita a 2.256 miliardi
di euro, 80 in più rispetto al livello attuale. Al tempo stesso
l’agenzia ha limato la previsione sull’andamento del prodotto interno lordo e ritiene che l’inflazione continuerà a mantenersi troppo bassa. L’outlook resta però stabile, perché S&P si aspetta che il governo attui le riforme necessarie a ridare competitività all’economia mantenendo livelli di spesa sufficienti a contrastare l’eccesso di debito. Ma una mano arriva anche da Mario Draghi: gli analisti di S&P sono convinti che la Bce “lavorerà
per riportare a livelli normali” l’inflazione italiana e quella dei
Paesi europei che ne sono i principali partner commerciali.
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