L'ex premier socialista, Ferenc Gyurcsany, rischia una condanna. Ma il processo suscita molti dubbi. Ennesima svolta di una deriva autoritaria in corso nel Paese. Mentre la maggioranza prova a far passare una manovra durissima e cancella diritti dei lavoratori
dal corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - Grave svolta nel confronto politico in Ungheria: per la prima volta, in un paese membro dell'Unione europea, la maggioranza di governo tenta la strada di un processo-farsa che quasi evoca alla lontana i decenni bui dello stalinismo o, in Germania, del tribunale speciale di Roland Freisler, per decapitare l'opposizione. L'ex premier socialista Ferenc Gyurcsany, accusato di abuso di potere e danni allo Stato per un contratto con un'azienda americana che egli non firmò mai e che poi nemmeno si materializzò, si è visto togliere l'immunità parlamentare. Sarà indagato e rischia una condanna. Cioè avviene in un paese dove il governo di destra nazionalista-autoritario del premier Viktor Orban, riscritta la Costituzione in senso drammaticamente antidemocratico, varata una legge-bavaglio che limita pesantemente la libertà di stampa con un'autorità di controllo in pugno al governo (Nmhh), epurati media pubblici e pubblica amministrazione, sta tentando anche la scalata del potere giudiziario, e secondo osservatori internazionali vedrebbe volentieri l'opposizione di sinistra privata del suo leader più abile.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento