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giovedì 10 novembre 2011

Genova: nel canale della vergogna, nascosto sotto a corso Italia

Genova - Un gesto semplice, come il rumore di una chiave che apre un lucchetto. Click, uno schiocco metallico. Ed eccolo lì. Ne parlano tutti da giorni. È il condotto che avrebbe potuto contenere le conseguenze più gravi dell’alluvione, la grande opera incompiuta che si arenò nella palude di Mani pulite, il cantiere per cui il Comune di Genova sborsò cinque miliardi di lire, soldi pagati alla ditta responsabile del cantiere perché non portasse a termine il lavoro.
Eccolo lo scolmatore, il canale che in caso di piena avrebbe dovuto assorbire l’ingrossamento del rio Fereggiano. Vent’anni dopo, di quel progetto, non rimane che questo: un triste tubo di cemento che finisce nel nulla. Una galleria umida piena di detriti abbandonati, che scava un buco che non arriva da nessuna parte. Una presenza nascosta alla vista, come fosse un peccato di cui vergognarsi.
Per dare un volto al fallimento che ha portato Genova a piangere sei vite, perse per colpa di un disastro annunciato da quarant’anni, bisogna percorrere metà del lungomare di corso Italia e scendere le scalette che portano ai bagni Squash.

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