Le infrastrutture costano, i pedaggi aumentano e per i pendolari la vita è sempre più dura. I rincari delle bretelle autostradali, oltre ad avere un effetto dirompente sull’inflazione, andranno a intaccare anche la produttività pro capite, e oggi sono il vero grande problema di Capodanno. La Stampa mette a confronto i rincari, e scopre che:
Benvenuti sulla A5, l’autostrada che ogni volta batte il record dei rincari. Nel tratto Quincinetto-Aosta, gestito dalla Sav (Società autostrade valdostane) stavolta si sono accontentati di un aumento dei pedaggi pari all’11,75 per cento, dopo l’exploit di dodici mesi fa quando le tariffe furono incrementate di un sobrio 18,95 per cento. I «cugini» della Rav (Raccordo autostradale valdostano), che gestiscono la cosiddetta «autostrada del Monte Bianco», ossia il tratto che prosegue da Aosta per raggiungere Courmayeur, hanno piazzato un +14,17 per cento perché l’anno scorso si dovettero accontentare di un aumento del 14,15. Il raffronto rispetto all’epoca della lira è impietoso: i pedaggi sono triplicati in dieci anni. La tratta autostradale lastricata d’oro comincia nell’ultimo casello piemontese prima del confine con la regione più piccola d’Italia: Quincinetto. E’ qui che inizia la gestione Sav della A5. Oltretutto, per evitare di aggiungere al danno (dei pedaggi) la beffa (del carburante) è meglio fare il pieno prima del confine e non dopo. Nella zona di Ivrea il gasolio oggi è quotato 1,580 mentre una volta entrati nel territorio valdostano schizza a 1,710 (area di servizio di Brissogne).
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