Non solo sei carte di credito, il faccendiere ritira un fiume di denaro cash per i soggiorni con Formigoni. Il nuovo fronte dell'inchiesta: soldi usati per corrompere pubblici funzionari
di PAOLO BERIZZI e DAVIDE CARLUCCIMILANO - Ci sono le carte di credito, su cui risultano i pagamenti dei viaggi di Roberto Formigoni. Ma ci sono anche i prelievi in contanti. Molto consistenti. Fino a 90mila euro alla volta, per un totale di 2 milioni. Dall'analisi dei movimenti bancari dei numerosi conti correnti di Pierangelo Daccò, il faccendiere arrestato per il crac del San Raffaele e per la distrazione all'estero dei soldi della fondazione Maugeri, emerge una sospetta corrispondenza tra il fiume di denaro cash attinto dai conti personali e i viaggi che lo stesso Daccò finanziava per sé e per il gruppo vacanze Formigoni & Co. È il nuovo fronte dell'inchiesta milanese e ruota attorno a un dubbio: che il faccendiere non si limitasse a far sparire valuta, ma corrompesse, con banconote e trasferte di piacere (ce n'è anche una in Patagonia, nel 2007, da 20mila euro) pubblici funzionari.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento