A Bolzano centinaia di profughi sognano di passare in Germania. Ma
quelli che vengono identificati non potranno chiedere asilo là
Lo chiamano «il treno della libertà». Parte tutti i giorni alle 12,34
dal binario 6 della stazione di Bolzano. Passa il Brennero, attraversa
l’Austria e arriva a Monaco di Baviera, Germania, Europa: il massimo dei
sogni sognati, da questi ragazzi scappati dalla Eritrea, ormai più di
un anno fa.
Oggi sono 123, compresi 9 bambini, in media con il periodo. Il più
preoccupato di tutti, il più triste, si chiama Efrem, ha 19 anni, trema a
scossoni per il freddo. «Me l’hanno presa, me l’hanno presa!», ripete
con i denti bianchi e la faccia stravolta. «I poliziotti mi hanno
costretto. Eravamo in Sicilia, non saprei dire dove, Sicilia, Sicilia...
Hai capito? Mi hanno preso l’impronta del pollice. Questa qua,
guarda... Solo questa. Sono fregato, vero?». Vero.
Quando in Germania la sua impronta verrà rintracciata nella banca dati,
Efrem verrà riaccompagnato alla frontiera italiana. Si può chiedere
asilo politico solo nel primo posto in cui si viene identificati. Ecco
perché lui è così triste. Ed ecco perché tutti gli altri chiamano questo
treno in arrivo - mancano dieci minuti - il treno della libertà. Perché
sono in fuga anche dall’Italia. E ci stanno riuscendo. Sono quasi
liberi. Se passeranno la frontiera, riusciranno a dare le impronte
digitali in Germania, potranno chiedere asilo politico lì.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento