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giovedì 19 novembre 2020

Giovanni e la sua guerra al Covid: “Mi sono svegliato in terapia intensiva con una gamba amputata”

Oltre 200 giorni di ospedalizzazione, un arto amputato, un quarto di polmone mancante e venti chili in meno. Questa la storia del signor Giovanni: una sfida con la sorte iniziata all’inizio di marzo scorso. Per settimane l’uomo è stato tra la vita e la morte a causa della virulenta forma di polmonite bilaterale causata dal Covid. “Mi sono goduto un mese di pensione. I primi di marzo sono sopraggiunti i primi sintomi e lì è iniziato il mio calvario durato 202 giorni. Addosso porto i segni di questa assurda malattia. Ora, sono a casa ma mi ritrovo disabile”. A chi ritiene la pandemia una sciocchezza e a coloro che rifiutano di proteggersi seguendo le regole imposte, Giovanni chiede una sola cosa: “Abbiate rispetto per le persone che hanno sofferto e che ancora soffrono a causa di questa pandemia”. L’uomo lancia a tutti un monito: “La vita è meravigliosa: non sprecatela”.

“Mi sono goduto un mese di pensione. I primi di marzo sono sopraggiunti i primi sintomi e lì è iniziato il mio calvario durato 202 giorni. Ora, sono a casa ma mi ritrovo disabile: mi hanno amputato una gamba, ho un quarto di polmone sinistro mancante e venti chili in meno”. Inizia così il racconto di Giovanni Martinelli, 61 anni e residente nella provincia di Brescia. Per settimane l'uomo è stato tra la vita e la morte a causa della virulenta forma di polmonite bilaterale causata dal Covid. "Addosso porto i segni di questa assurda malattia”. Questa storia, anzi, questa sfida con la sorte, inizia all’inizio di marzo scorso. “Ho iniziato con alcune difficoltà respiratorie e con la febbre che superava i 40 gradi centigradi – racconta – Si pensava fosse influenza, ma non passava. Il medico mi aveva diagnosticato una polmonite. I miei familiari hanno chiamato tre volte i soccorsi, ma la situazione era talmente drammatica che non è venuto nessuno. Poi, alla terza chiamata è arrivata l'ambulanza della Croce Rossa che mi hanno portato immediatamente all’ospedale di chiari. Era il 20 di marzo, non dimenticherò mai quella data”.

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