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sabato 14 novembre 2020

In Svezia fallita strategia dell’immunità di gregge: ricoveri raddoppiano più che in altri Paesi UE

La Svezia nei mesi scorsi è balzata agli onori della cronaca per essere stata l’unico Paese europeo a non aver imposto il lockdown per affrontare la pandemia di COVID-19. La strategia dell’immunità di gregge avrebbe dovuto “proteggere” i cittadini da una seconda ondata, ma i dati di questi giorni raccontano un’altra storia.

La prima ondata della pandemia di COVID-19 verificatasi nei primi mesi dell'anno è stata affrontata in modo più o meno omogeneo dalla stragrande maggioranza dei Paesi, con alcuni costretti a fare un rapido dietrofront innanzi all'impennata di contagi e decessi (come il Regno Unito guidato da Boris Johnson). In Europa l'unica nazione che non ha introdotto il lockdown è stata la Svezia, puntando a una utopistica immunità di gregge che ha solo prodotto morte e sofferenza, senza ottener alcun risultato. Che lasciar circolare liberamente o quasi il coronavirus SARS-CoV-2 sia stata una scelta assurda e moralmente inaccettabile lo dimostra innanzitutto uno studio sulla sieroprevalenza condotto a Stoccolma, che ha rilevato anticorpi in meno dell'8% della popolazione. Il dato è perfettamente in linea con quello di Barcellona, città colpita duramente dalla pandemia e dove sono state introdotte misure molto stringenti. In parole semplici, significa che aver fatto circolare il virus tra la popolazione della capitale svedese non ha determinato alcuno “scudo” immunitario (la soglia minima dell'immunità di gregge è stimata nel 60% per la COVID-19, e per gli esperti tale principio può avere senso solo con un vaccino disponibile).

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