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martedì 3 gennaio 2012

Niente tagli agli stipendi della Casta. La commissione: "Per farli serve più tempo"

Il presidente dell'Istat: dati "del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge"

Tagliare gli stipendi alla casta è troppo difficile, e per farlo in modo serio serve tempo: più tempo di quello concesso alla Commissione Giovannini. E' questa, in sostanza, la conclusione della relazione del gruppo incaricato di redigere il rapporto per consentire di decidere sui possibili risparmi in merito agli stipendi dei politici. Che quindi, per ora, continuano a restare invariati.

I nostri parlamentari prendono oltre 16mila euro al mese, ben più di francesi (13.500), spagnoli (4.630), ma anche tedeschi (12.600), olandesi (10.000), austriaci (8.650). Siamo intorno al 60% in più rispetto alla media: da un minimo del 20 a un massimo del 400% in più.

Ma tutto questo non conta. Perché la Commissione che avrebbe dovuto elaborare la sua proposta di taglio ha avuto troppo poco tempo per il suo lavoro. Perché Palazzo Chigi ha negato la proroga. Ma soprattutto perché la normativa che regola gli stipendi dei parlamentari è talmente complicata, arzigogolata, complessa, che rivederla è una vera impresa. Soprattutto, pare che sia stata la raccolta dei dati a mettere nei guai gli esperti della commissione Giovannini, che avrebbero dovuto mettere a punto il programma dei tagli.

Quei dati, si legge nel documento della commissione, sono "del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge". E ancora: "Di fatto è stato chiesto alla commissione di condurre in pochi mesi lo studio degli assetti istituzionali e organizzativi di sei Paesi, più l'Italia, con un dettaglio mai realizzato in letteratura e visto l'utilizzo a fini legali dei risultati, con l'esigenza di raccogliere dati di elevata qualità, inconfutabili e pienamente comparabili".

Così, ecco la conclusione: non ci sono le condizioni per calcolare le medie di riferimento richieste. E quindi non si può tagliare. Quei 16mila euro al mese restano intatti. La crisi? Evidentemente non è affare dei politici. I parlamentari hanno altro a cui pensare.
 

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