Un decreto per disinnescare la mina dell'indicizzazione. Le misure a giugno. La Ue non chiederà manovre all'Italia
ROMA - Nel giorno in cui la sentenza della
Consulta sulle pensioni viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale, il
governo ha trovato il modo per disinnescare la mina che farebbe saltare
il bilancio dello Stato. Al momento il piano elaborato da Matteo Renzi e
Pier Carlo Padoan rimane custodito nelle stanze del Tesoro e Palazzo
Chigi, ma qualcuno ne è a conoscenza anche a Bruxelles e informalmente
lo avrebbe già promosso. Perché il piano diventi operativo, e pubblico,
sarà però necessario pazientare ancora qualche settimana, fino ai primi
di giugno.
Il dato di partenza fa tremare i polsi.
L'altro ieri sulle scrivanie di Via XX Settembre sono arrivati i calcoli
definitivi della Ragioneria generale sul costo della sentenza che ha
bocciato lo stop all'indicizzazione delle pensioni superiori ai 1.490
euro dal 2012: 19 miliardi lordi. Una botta che farebbe crollare
l'impianto di finanza pubblica in un solo colpo visto che la posta non
può essere spalmata sugli anni scorsi, almeno per i rimborsi dal 2012
come inizialmente sperava il governo, ma impatterebbe tutta sui conti
2015. Con 19 miliardi di aggravio quest'anno il deficit schizzerebbe al
3,9% del Pil. Un dato che porterebbe l'Italia dritta al commissariamento
europeo tramite procedura per deficit eccessivo e capace di mandare in
tilt i mercati. Per questo il governo ha ormai deciso che non pagherà il
100% del dovuto. E lo farà con decreto. Ma non subito.
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