VERONA «Ormai è così: non è più un premier super partes. Conte è diventato un presidente del Consiglio del M5S». Matteo Salvini risponde agli input dei suoi collaboratori. Gli chiedono se vuole replicare alla stoccata del presidente del Consiglio. La linea è quella del no comment. Anche se il leader della Lega non può che leggere le parole che arrivano da Palazzo Chigi con stupore e amarezza. Sul congresso della famiglia è andato avanti per giorni uno scontro, prima carsico poi evidente a tutti. Si è partiti con la questione del patrocinio del governo, alla fine ritirato, e si è continuato fino a ieri, con la contromanifestazione organizzata dai vertici del M5S. I colonnelli della Lega sono convinti che l’operazione mediatica orchestrata da Di Maio alla fine abbia comunque raggiunto il risultato sperato. «Matteo voleva strizzare l’occhio a questi mondi, ma poi gli è scoppiata in mano».
LA GRAN GUARDIA
Ecco perché appena entrato nel Palazzo del Gran Guardia ha subito ribadito: «Sto qui per non togliere diritti a nessuno». Una cautela e un equilibrismo figlio del paese reale che, secondo i grillini, su certi temi non segue il Capitano. Non a caso, Vincenzo Spadafora, sottosegretario alle Pari opportunità l’altro giorno rifletteva: «Ma siete sicuri che le donne della Lega, le elettrici di Salvini la pensino come questi signori che hanno organizzato questo appuntamento a Verona? Secondo me, no».
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