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lunedì 18 marzo 2019

Pene dimezzate per femminicidio, una sconfitta per tutti

Dieci giorni fa si scatenava una tempesta emotiva, ora è il turno della delusione, domani chissà: il comportamento della vittima e i sentimenti (nella sentenza "i risentimenti") di un uomo che colpisce a morte sua moglie – l'amante, la sorella, la compagna – hanno un peso nelle aule di tribunale. Una relazione burrascosa o una madre anaffettiva possono costituire attenuanti e alleggerire la condanna per un reato agghiacciante e odioso.


Nella sentenza che vede dimezzata la pena per Javier Napoleon Pareja Gamboa - 52 anni, operaio edile ecuadoriano, condannato in primo grado per l'omicidio volontario della moglie Angela Coello Reyes, per tutti Jenny – ci sono due questioni da considerare, spesso confuse dall'opinione pubblica.
La prima riguarda il rito abbreviato, ammesso anche per giudicare reati violenti come l'omicidio e la violenza sessuale. È grazie al rito abbreviato (o a causa di), se la condanna a 24 anni per omicidio volontario a Gamboa è diventata automaticamente di 16 (diminuzione di un terzo della pena). Ancora oggi chi commette un reato efferato può godere di sconti, solo perché permette alla farraginosa burocrazia statale una riduzione dei tempi processuali. Le leggi vanno rispettate, ma anche le vittime e le famiglie che restano a piangerle dovrebbero esserlo: considerare caso per caso e concedere riti speciali solo quando ritenuto opportuno potrebbe essere un primo passo.
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