Perché solo una donna su due lascia il compagno violento
I misteri dell'amore malato: abusi in crescita, ma troppe temono la separazione
Le
paure più ricorrenti: il futuro dei figli e la mancanza di un lavoro.
Un'indagine rivela che con l'età aumenta il tempo necessario a mollare
il partner di MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - Le donne ne parlano poco, a fatica, e di solito
dopo molto tempo. Ammettere che per anni si è pianto ma sopportato,
sofferto ma non denunciato, spesso davanti ai figli, senza aver la forza
di rompere le catene, è qualcosa che fa male, troppo male. Eppure è
così. La maggior parte delle donne vittime di violenza tra le mura
domestiche resta con il proprio partner. Per sempre, per un periodo
lungo, per alcuni anni: comunque la rottura non è immediata e molto
dipende dall'età delle donne, dalla presenza dei figli, dalla regione in
cui si vive.
Fuggire da mariti, fidanzati, padri aguzzini sarebbe la cosa più ovvia,
più giusta, mettersi in salvo, proteggere i figli. E invece si resta:
per paura, per povertà, per dipendenza. O altro. Quasi fosse una specie
d'amore malato. "Mi picchiava per gelosia, così credevo...". Sono questi
i risultati, sorprendenti e amari, di una ricerca dell'università di
Bologna e della Fondazione Icsa, presieduta da Marco Minniti, dal titolo
"Strategie di risposta alla violenza: chi resta e chi va". Quanto conta
l'età, l'avere figli, vivere al Sud o al Nord...
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