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lunedì 5 novembre 2012

Imu, stangata sulle imprese: pagheranno anche tre volte in più della vecchia Ici

Non solo le famiglie e i proprietari di seconde case. L'Imu peserà e tanto sui bilanci delle imprese che possiedono un negozio, un laboratorio o un capannone. Il conto potrebbe essere addirittura il triplo rispetto alla vecchia Ici. Colpa delle aliquote più alte rispetto al passato (quasi sempre e salvo poche eccezioni oscillano tra lo 0,96% e il massimo applicabile, vale a dire l'1,06%) e i coefficienti moltiplicatori più elevati. Alla fine, prendendo in considerazione i 10 maggiori capoluoghi d'Italia, l'aumento che una mini-impresa (prendiamo l'esempio di un bar o di un ristorante) con un immobile di 100 metri quadrati e una rendita catastale di 1.470 euro dovrà sostenere arriva a toccare anche i 600 euro a Torino e si attesta tra i 500 e i 530 euro tra Cagliari, Firenze, Palermo, Napoli e Bari. L'effetto più pesante, tra l'altro, dovrà essere ancora avvertito. Perché nell'acconto giugno gli imprenditori sono andati alla cassa calcolando l'importo dovuto sulla base dell'aliquota standard nazionale (0,76%), ora invece al saldo entro il 17 dicembre bisognerà applicare l'aliquota decisa dai singoli comuni. In pratica, se allarghiamo il campo a tutti i comuni capoluogo, l'aliquota media sarà dello 0,96 per cento. Tradotto in denaro, vuol dire che dopo un acconto di 380 euro l'impresa dovrà pagare 580 euro di saldo.

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