Per effetto del decreto sicurezza di Salvini, 26 migranti con permesso umanitario sono stati espulsi dalla struttura. Tra loro, Yousuf, Faith e la loro piccola di sei mesi: "Non sappiamo dove andare". Per l'accoglienza ora si mobilitano Croce rossa, Caritas e volontariato
di ALESSIA CANDITOREGGIO CALABRIA. Almeno per una notte Yousuf, Faith e la loro bimba di soli sei mesi un tetto lo hanno trovato. Un sospiro di sollievo dopo una giornata da incubo, iniziata con la comunicazione di uno sfratto. Per ordine del prefetto Cosima Di Stani, in ottemperanza al decreto Salvini appena varato, ieri mattina hanno dovuto raccogliere le loro poche cose e lasciare il Cara di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. "Ci hanno detto di prendere tutto, che dovevamo andare via. Io, mia moglie incinta e la nostra bimba. Abbiamo provato a chiedere perché, ma ci hanno detto che è la legge", dice Yousuf. "Pensavamo ci trasferissero in un'altra struttura, poi abbiamo capito che ci stavano semplicemente mandando via. Non hanno avuto pietà neanche per mia moglie che è incinta di tre mesi. Abbiamo protestato, ma non è servito a nulla".
Insieme ad altre 23 persone sono stati costretti a salire su un pullman che li ha scaricati di fronte alla stazione ferroviaria di Crotone, sotto la pioggia battente. "Non sono più sotto la nostra responsabilità", fanno sapere dal Cara. Tutti quanti hanno un permesso di soggiorno umanitario, sono in attesa di risposta dalla commissione territoriale per i richiedenti asilo, ma secondo quanto disposto dal decreto Salvini non hanno alcun diritto a ricevere assistenza e accoglienza. Per questo, Yusuf, la sua bimba piccolissima e la moglie di soli 19 anni ieri si sono trovati per strada. Arrivati in Italia dopo un viaggio durato oltre un anno, lui dal Ghana, lei dalla Nigeria, sono sopravvissuti all'inferno libico e alla traversata. "Siamo qui da un anno e mezzo e pensavamo che il peggio fosse passato. Adesso non so cosa faremo", mormora Yousuf.Continua qui
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