L'ultrarunner sardo detto "Massiccione", dopo le amputazioni causate dai congelamenti nei ghiacci canadesi, racconta tutto in un libro che abbiamo letto in anteprima: "La vita oltre"
A volte basta un paletto a cambiare il corso delle cose, è sufficiente una svista o un momento di distrazione per modificare la storia di una vita, anche per decretarne la sua fine. È da qui che parte Roberto Zanda per raccontare la sua, di storia, perché “l’incidente, l’imprevisto, sono dietro l’angolo, nei dettagli più impensabili”. Come – appunto – uno stupido paletto catarifrangente che dovrebbe indicarti la giusta via ma che tu non vedi, perché la notte è di un buio profondo, perché sono più di cinque giorni che corri nel mezzo dei ghiacci, 300 chilometri trascinandoti una slitta di 15 kg, senza dormire, senza tregua, senza rete… “Perdersi era la variabile non contemplata”, ma Roberto si perde. E qui inizia la sua odissea.
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