Pagine

venerdì 15 maggio 2020

«Il virus già qui da gennaio, in incognito» I dati di uno studio: primo caso a Curno (BG)

Lo studio di un gruppo di ricerca di Regione, Ats e Asst lombarde sulla diffusione ben prima del 20 febbraio quando è stato individuato il «paziente uno» di Codogno. È di Curno il primo caso accertato nella nostra provincia.


Il 1° gennaio è già nel Basso Lodigiano, da noi arriva qualche giorno dopo: il primo malato accertato di Covid-19 in Bergamasca accusa i primi sintomi tra il 15 e il 25 gennaio. È di Curno.
In quelle due settimane il virus non corre, il numero dei contagiati (inconsapevoli) sale lentamente e, soprattutto, nessuno sa che il coronavirus è in Italia. Anzi, non si sa quasi nulla in giro per il mondo: Wuhan esplode a fine gennaio.
Dal 25 gennaio al 5 febbraio, quando il «caso 1» di Codogno è ancora ben lontano dall’essere individuato, i paesi «infettati» nella provincia di Bergamo salgono a cinque: a Curno si aggiungono Gazzaniga, Ponte Nossa, San Giovanni Bianco. E Alzano, che già entra nel range dei Comuni che hanno tra i due e i cinque casi di persone contagiate. Stop.
Il virus prende la rincorsa e in 10 giorni tra il 5 e il 15 febbraio il «cluster» bergamasco comincia a montare, accendendosi in particolare nei paesi della bassa Valle Seriana. C’è già anche a Bergamo città. Mentre il contagio cresce e corre, nulla ancora si sa della sua presenza in Italia: il 20 febbraio, il giorno in cui una dottoressa di Codogno ha l’intuizione ed esegue il tampone - positivo - sul 38enne, la mappa della Lombardia è già quasi tutta disseminata di persone infettate. Ma nessuno ancora lo sa.
Le mappe a scaglioni temporali che ripercorrono il viaggio in incognito del coronavirus in regione, sono l’esito finale del report «La prima fase dell’epidemia di Covid-19 in Lombardia», fotografata da un gruppo di ricerca coordinato da Danilo Cereda (Direzione generale Welfare, Regione Lombardia), Marcello Tirani (Dipartimento di igiene e medicina preventiva, Ats Pavia) e Francesca Rovida (Fondazione Irccs, Policlinico San Matteo di Pavia), con la collaborazione di vari studiosi, istituti di ricerca, Ats e Asst lombarde, tra cui medici al fronte nella Bergamasca.

Il dubbio che il virus fosse in circolo da ben prima del 20 febbraio è noto. A confermare che circolasse è questo studio che ha analizzato i primi 5.830 casi accertati di Covid-19 in Lombardia, registrati tra i primi di gennaio e l’8 marzo. Com’è possibile avere la certezza che una persona sia stata contagiata se prima del 20 febbraio non si facevano tamponi? Non è possibile. Infatti i tamponi sono stati fatti dopo. Sono risultati positivi, e ai pazienti è stato chiesto di risalire ai primi sintomi e alla data approssimativa in cui hanno iniziato a star male. Ed è così che i ricercatori hanno confermato che il virus era già qui da inizio anno, liberamente circolante come la popolazione era libera di circolare e, purtroppo, di infettarsi. A una velocità di diffusione sempre maggiore, che nella nostra provincia è arrivata a essere superiore di quella degli altri due «cluster» analizzati, Codogno e Cremona: l’analisi dice che i casi a Bergamo raddoppiavano in 3.1 giorni, contro i 3.4 di Cremona e i 3.5 di Codogno.

Nessun commento:

Posta un commento