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giovedì 7 luglio 2011

Napolitano firma decreto. Tremonti:lodo?Non parlo

Il ministro: 'Chiedete a Palazzo Chigi'. Il Capo dello Stato chiede il confronto in Parlamento

di Alberto Spampinato
Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge che contiene le misure più urgenti della manovra finanziaria varata dal governo. Prevede misure pesanti che suscitano proteste e obiezioni delle opposizioni e delle parti sociali. A tutti Napolitano ha voluto ricordare che un intervento sui conti pubblici è necessario e che questo è solo il primo passo, altri se ne dovranno fare per giungere entro il 2014 al pareggio di bilancio chiesto dall'Unione Europea. Saranno necessari altri interventi, ha detto, e si dovranno fare "con gli ordinari strumenti di bilancio relativi al triennio 2012-2014 e i relativi disegni di legge collegati". Nel passare la parola al Parlamento, Napolitano ha sottolineato la necessità che tutti gli schieramenti condividano l'impegno del pareggio di bilancio assunto dall'Italia con l'UE. Ha auspicato che non ci siano, come è avvenuto altre volte, forzature, contrapposizioni e strozzature del dibattito, ma ci siano "un confronto realmente aperto", "una seria discussione e libere scelte" sulla impostazione della manovra e sulle misure idonee per giungere al pareggio di bilancio, alla riduzione del debito pubblico e "insieme, al rilancio della crescita economica". In altre parole, ha chiesto che le Camere discutano nel merito, senza pregiudizi, e che governo e maggioranza - secondo l'interpretazione data da alcuni esponenti del Pd - non strozzino il dibattito con maxiemendamenti e voti di fiducia. Sarebbe "inaccettabile", ha detto Pierluigi Bersani. Questo appello si ricollega ad altri richiami del presidente della Repubblica al senso di responsabilità di tutti e alla consapevolezza dei gravi problemi da fronteggiare, problemi di tutto il paese e non solo di uno schieramento politico, problemi che, con la speculazione finanziaria internazionale in agguato, bisogna risolvere nell'interesse di tutti, non possono essere elusi né rinviati. 

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