Australia, anno zero dal punto di vista climatico. «Complimenti, suicidio quasi perfetto» dice lo scrittore Richard Flanagan sul New York Times, davanti alle scene apocalittiche che tutti abbiamo sotto gli occhi e che ricordano film post-guerra nucleare alla Mad Max: quasi mezzo miliardo di animali uccisi, oltre naturalmente alle decine di vittime umane.
L’articolo punta l’indice contro le responsabilità politiche di chi ha favorito ottusamente le lobbies dei combustibili fossili, gli «oligarchi del carbone»: «La gloriosa Grande Barriera Corallina muore, le foreste pluviali, patrimonio dell'umanità, bruciano, le meravigliose e gigantesche foreste di alghe sottomarine svaniscono, molte città stanno esaurendo l'acqua. Il continente brucia su una scala mai vista prima». Gli incendi hanno già devastato 14,5 milioni di acri, la superficie della Virginia Occidentale, più del triplo dell'area distrutta dagli incendi del 2018 in California e sei volte più degli incendi del 2019 in Amazzonia. L'aria di Canberra a Capodanno è stata la più inquinata al mondo, su di lei incombeva un pennacchio di fumo e di fuoco largo quanto l'Europa.
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