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venerdì 4 gennaio 2019

Non è esente da rischi la nuova e-fatturazione

L'operazione fatturazione elettronica è partita. Un po' alla carlona, ma è partita. Da ieri è infatti scattato l'obbligo di emettere fattura elettronica, un adempimento che interesserà 2,8 milioni di imprese, il 56% delle partite Iva italiane (sono esclusi medici, farmacisti, società sportive dilettantistiche e chi sceglierà di aderire al regime dei minimi o forfettario). Si stima che già nel 2019 saranno trasmessi in digitale qualcosa come 3 miliardi di documenti. Qualcuno si chiede se le infrastrutture di Sogei saranno in grado di reggere l'urto o, come è già successo altre volte, i contribuenti dovranno sopportare intasamenti, rallentamenti, o addirittura paurosi crash informatici.

Ma il problema vero è un altro: tutti questi dati sono un vero e proprio pozzo di petrolio, che fa gola a numerosi soggetti. Il Garante della privacy è intervenuto più volte per rilevare la mancata protezione dei dati. Ma finora si è risolto ben poco. Si è inibita la trasmissione delle fatture contenente dati sanitari (peraltro, una duplicazione) e si sono desanzionati i primi nove mesi, trasformandoli di fatto un periodo di prova tecnica di trasmissione.

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