Settimane no stop di lockdown, lavoratori – informali e non – che perdono il lavoro e inoltrano valanghe di richieste di sussidi di disoccupazione (oltre 22 milioni solo negli Stati Uniti). La crisi coronavirus, dopo l’emergenza sanitaria, oggi è anche economica: secondo l’Onu il mondo rischia carestie diffuse “di proporzioni bibliche” ed è necessaria un’azione urgente per evitare una “catastrofe umanitaria”. Un rapporto del Programma alimentare mondiale (Pam) stima che il numero di persone che soffrono la fame potrebbe passare da 135 milioni a oltre 250 milioni. Quelli più a rischio sono in 10 Paesi colpiti da conflitti, crisi economiche e cambiamenti climatici.
Intanto in Europa le vittime della pandemia sono oltre 110mila. Guardando al Regno Unito, il Financial Times ipotizza che il reale conteggio delle vittime sia più del doppio rispetto ai numeri ufficiali: per il quotidiano finanziario i decessi reali potrebbero essere fino a 41mila, più del doppio di quelli conteggiati sinora ufficialmente nei soli ospedali (17.337 alla data di ieri). L’inclusione delle vittime nelle case di riposo, nelle strutture socio-sanitarie e nelle abitazioni private ha fatto aumentare i numeri reali dell’epidemia in tanti Paesi, primi su tutti Belgio e Spagna. In Francia, invece, le vittime sono state 544 nelle ultime 24 ore e hanno superato quota 21mila.
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