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domenica 19 aprile 2020

Oltre il 50% dei casi nel Nord-Ovest: “Saremo più prudenti”

I governatori aspettano i dati dei prossimi 7 giorni per decidere cosa fare


Senza l’appuntamento Tv della conferenza stampa delle 18 i numeri del bollettino dalla Protezione civile sembrano la fotocopia del giorno precedente, con 3.491 nuovi casi in 24 ore. Dato pari a un trend di crescita del 2%, ma in cifre assolute ancora importanti. Perché l’Italia è sempre più spaccata in due. Nel Centro-Sud, fatta eccezione per Toscana (127 contagi in un giorno) e Lazio (144), tutte le altre regioni contano incrementi di contagiati a due cifre. In Campania ieri i nuovi casi erano solo 37 su quasi tremila tamponi eseguiti.
Con questi numeri il governatore De Luca minaccia la chiusura delle frontiere campane per difendersi dalla «minaccia del Nord», dove il virus non molla. In Lombardia di contagi in un giorno se ne contano ancora 1.246, oltre 200 in più del giorno prima, un terzo di quelli registrati in tutta Italia. In Piemonte, pur con una leggera flessione, sono 661: trend di crescita del 3,3%, superiore a quello nazionale. Diminuisce la pressione sugli ospedali, con 779 ricoveri in meno nei reparti ordinari e 79 in terapia intensiva. Calano i decessi da 575 a 482, ma le vittime superano quota 23mila. E il commissario Domenico Arcuri, ricorda che in questi due mesi in Lombardia sono morte 11.851 persone per coronavirus: cinque volte le vittime a Milano dei cinque anni della seconda guerra mondiale. Sono 61mila i tamponi, ma come spiegato dai tecnici siamo oramai al massimo della potenza di fuoco per i test, che la fase 2 richiederebbe invece di aumentare per spegnere sul nascere i nuovi focolai, che infettivologi ed epidemiologici danno per scontato con la ripresa delle attività. Si pensi a quando nella seconda metà di maggio sarà operativa la App che tracciando i contatti dei positivi nei precedenti 14 giorni richiederà in media di effettuare almeno 20 tamponi per ogni caso sospetto per dare un senso a questo «contact tracing» digitale. Il problema è che per effettuare più tamponi servono più reagenti, che non si creano dal giorno alla notte, spiegano ad Assodiagnostici. Ma c’è chi la soluzione l’ha trovata. Il Veneto ha acquistato una macchina a ultrasuoni che movimenta i liquidi aumentando di quattro volte la capacità di analisi dei tamponi utilizzando un quinto dei reagenti oggi necessari. Un investimento forse più utile di quello per i test sierologici di massa, che da quanto oramai chiarito da scienziati e Oms non darà mai la «patente di immunità» agognata da chi aspira a riprendere il lavoro.

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