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lunedì 6 aprile 2020

Alzano e Nembro, sei giorni di rinvii. L’inchiesta sull’ecatombe da coronavirus nella Bergamasca

I primi pazienti «anomali», i mancati interventi, il via vai di persone in ospedale mai interrotto. Nelle mail e nei verbali delle riunioni il rimpallo di responsabilità tra governo e Regione. Il Comitato tecnico-scientifico propose la «zona rossa» ma non fu ascoltato

Francesco Zambonelli ha visto il paziente uno, ma anche il numero 2, e il tre. «Eravamo tutti insieme, nello stesso reparto di medicina, al terzo piano. E con i rispettivi familiari facevamo due chiacchiere nell’atrio d’ingresso». Sua madre, la signora Angiolina, viene ricoverata il 12 febbraio nell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo. Ha avuto uno scompenso cardiaco, ma non è in cattive condizioni. Una decina di giorni sotto osservazione, qualche flebo, e poi sarebbe tornata a casa, come sempre. Invece dopo una settimana arriva una febbre a 39, e poi la polmonite, le crisi respiratorie, la sensazione di avere un peso che schiaccia sul petto. Muore alle due della notte tra venerdì 21 e sabato 22 febbraio.

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